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Silenzio seducente del quadro nel rumore di folla del Salone. Scopro metafore fissate tra le frasi delle immagini, pittore senza arte, compongo dall’arte di più pittori da un frammento del mondo da artifici di immagini da prospettive inattese. Comprendo, trasformo catturo la mia pittura penetrando nei quadri. Dipingo con la parola per pennello la parola per trama la tela della parola per colore il suono della parola.
Silenzio sonoro del porto. Multiforme, potente unità nessun confine, terra e mare l’acqua penetra le case, oltre i tetti gli alberi dei battelli. Uomini spingono alla spiaggia barche tra i flutti, la sabbia bagnata riflette le chiglie, specchio lucido d’acqua. Una nave lontana nascosta ora dagli edifici, sembra avanzare in mezzo alla città. Alla bocca del porto le onde battono contro gli scogli, uomini governano le barche piegate ad angolo acuto, al galoppo, veloci sul mare. Altrove specchi d’acqua calmi, in una bella mattina dopo il temporale, i riflessi degli scafi accavallati sul profilo delle chiese. Più lontano tratti neri, bianchi di spume, di nebbia compongono la carreggiata dell’erta impennata di una nave verso il cielo, una carrozza che scrolla via l’acqua all’uscire dal guado.
Silenzio ambiguo del ritratto. Acquerello pieno d’incanto, soggetto singolare, seducente fascino da scoprire di giovane donna non bella, il copricapo simile a un cappello duro orlato dal nastro color ciliegia, la sigaretta accesa nella mano coperta dal guanto. Sul tavolo un vaso di rose. Travestimento per il ballo? Un’attrice di altri tempi a mezzo vestita da uomo? Tratti mascolini del volto, forse un giovane effeminato. Tristezza nello sguardo posa piccante, provocante da personaggio del teatro. Libertà dalla normalità?
Silenzio d’acqua delle ninfee. Cinque, sei tele per dipingere passo dall’una all’altra inseguendo l’attimo la sorpresa dell’inatteso. Punti d’osservazione diversi per le stagioni dell’anno il mese, il giorno, l’ora. Una tela, un pennello diversi al variare dei brandelli di cielo il passare di una nuvola l’improvvisa folata di vento l’arrivo della tempesta. La superficie s’increspa s’infrange in piccole onde si sgualcisce il telo di seta, i colori si accendono vivi si spengono, ombre di morte.
Silenzio simbolo di seduzione. Danza il corpo segnato da simboli misteriosi, danza una rosa in mano in attesa del carnefice, danza davanti ad Erode gli occhi accesi di brace, danza per la decapitazione sorreggendo il vassoio, danza per la testa che brilla di un’aureola di gloria. Dipinti, acquerelli, disegni si moltiplicano: la danzatrice torna a sollevare il braccio, a muovere i passi fatali.
Silenzio della pagina scritta. Regno della lenta cognizione per l’occhio educato alla pittura, si stacca dal ritmo usuale del tempo dello spazio, nel laboratorio aperto per la nuova creazione, conquista una folla d’immagini cospiranti, convergenti in mille rivoli, allontana di pagina in pagina il soffio silenzioso della morte.
[ Tratta da Salon Proust, eBook LaRecherche.it, 2013 ]
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